Figlio unico

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Non c’è genitore di figlio unico cui non sia capitato di sentirsi in colpa, o quantomeno di avere il timore che non “dare un fratellino o una sorellina” al bambino potrebbe avere conseguenze nefaste sul carattere e sulla personalità del bambino. Ma è vero, o solo un mito da sfatare? Quali sono gli errori da evitare o le accortezze da usare nel caso in cui abbiamo un solo figlio destinato a rimanere tale, per scelta o destino?

Il figlio unico

In Italia è altissima la percentuale di figli unici. Ma perché? Le ragioni sono varie. Da un lato, sempre più coppie decidono di fermarsi al primo figlio. Più del 46% delle famiglie. Ma tale decisione raramente è una semplice scelta di vita; molto più frequentemente, è il frutto di molteplici fattori. Difficoltà lavorative, assenza di politiche adeguate a favore della famiglia capaci di garantirne tutele e sostegno, solo per citarne alcune.

Dall’altro, facciamo figli sempre più tardi. L’età media genitoriale si è innalzata in maniera rilevante negli ultimi decenni. Ciò comporta una alta probabilità che, avuto il primo figlio, ci si ritrovi nella impossibilità “biologica” di averne un altro.

E così, sempre più coppie si ritrovano a tirar su un unico figlio.

I timori

A ogni genitore con un solo pargolo sarà capitato, almeno una volta, di sentirsi dire che il bimbo diventerà più viziato, egoista o narcisista. Oppure che rischia di essere insicuro, timido e chiuso. Come crescerà senza fratelli e sorelle? Sarà viziato? O magari invece vivrà un’infanzia migliore e sia destinato ad avere più successo nella vita?

Non facciamoci ingannare dalle apparenze, quella del figlio unico è una figura che è stata fatta bersaglio di una stereotipizzazione molto forte; la realtà, invece, è per fortuna molto più complessa degli stereotipi.

Ma che cosa c’è di vero negli stereotipi sui figli unici? E come devono comportarsi i genitori perché queste convinzioni comuni non rischino di trasformarsi in realtà? In che modo evitare i capricci ed essere meno protettivi?

I consigli

Quello del figlio unico necessariamente viziato e capriccioso è sicuramente un luogo comune.

Se un figlio unico è viziato non dipende, dunque, dalla mancanza di sorelle e fratelli. Piuttosto, quello che può fare la differenza è il tipo di relazione che il bimbo sviluppa con i genitori, le figure di riferimento e il contesto in cui vive: una buona relazione con l’adulto è indispensabile per avere una ‘base sicura’ nel percorso di crescita. Certo, non avere fratelli o sorelle comporta un livello di attenzione “esclusiva” da parte dei genitori, perché se una famiglia ha un bimbo solo, investe tutte le energie affettive e sentimentali su quel bambino; ma questo non incide ‘negativamente’ sulla sua personalità: il figlio unico non riceve ‘troppo’ affetto rispetto a chi appartiene a una famiglia più numerosa. Quali sono, dunque, gli accorgimenti da usare quando si ha un figlio unico?

In materia di attenzioni, è normale che il figlio unico sia al centro del vostro mondo, ma occorre evitare che diventi il vostro tiranno. Questo va assolutamente evitato, mettendo limiti e confini sin da subito e dando gli opportuni “No” quando sia necessario.

In materia di solitudine, una famiglia non dovrebbe certo sentirsi ‘spinta’ a fare un altro figlio per tenere compagnia al primogenito! La vera questione è l’organizzazione familiare, il contesto in cui il bimbo cresce e la rete di relazioni che mamma e papà intrattengono con parenti, amici, conoscenti con figli (pur di età diverse).

A meno che il bimbo passi tutto il suo tempo chiuso in casa, davanti alla tv o a qualche giochino, le occasioni di incontro esistono. Basta, in qualche modo, crearle: al parco, in biblioteca o perfino nel cortile di casa.

Quando c’è un figlio unico la famiglia, spesso, tende a essere più protettiva: Il desiderio di proteggere un po’ troppo il bimbo, rischia di limitare le sue esperienze, per questo la famiglia dovrebbe sforzarsi di stemperare l’ansia, dando spazio e fiducia al bimbo.

 Il figlio unico, spesso, si trova al centro di tutte le aspirazioni dei genitori e, in questo senso, deve rispondere a un bagaglio più pesante di aspettative da parte di mamma e papà. Cerchiamo, quindi di non caricarlo troppo.