Il morbo di Alzheimer è una patologia che colpisce nella maggior parte dei casi le persone anziane. Questa malattia è identificata come la forma più comune di demenza.
Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza negli anziani con una cifra che arriva a 46,8 milioni di pazienti in tutto il mondo, di cui 1,2 milioni solamente nel nostro paese. Da studi recenti sembra che i casi siano in aumento, tanto da stimare che entro il 2050 i malati di Alzheimer arrivino ad essere globalmente 1 su 85.L’Alzheimer si manifesta generalmente in pazienti over 65, con il sintomo precoce di difficoltà di ricordare eventi recenti.
Andando avanti con l’età, aumentano i sintomi legati a questa tipologia di demenza presenile, come l’afasia cioè l’impossibilità di esprimersi con la parola, il disorientamento, i cambiamenti repentini dell’umore, depressione, incapacità di prendersi cura di se e problemi nel comportamento.
È stata scoperta da Alois Alzheimer nel 1906, tuttavia la causa e progressione non sono state ben comprese. Non vi è modo di scoprire e diagnosticare la malattia di Alzheimer, ma senza dubbio il primo passo da compiere è rappresentato dal colloquio con il paziente e i suoi congiunti più stretti da parte del medico. Qualora si riscontrassero sospetti della malattia è opportuno ricorrere a esami di laboratorio.
La patologia può considerarsi certa solamente se s’identificano le placche senili (di beta amiloide) e i gomitoli (costituiti dalla proteina Tau) del cervello.
Il morbo di Alzheimer è una malattia degenerativa che attualmente non ha una cura specifica; generalmente non porta alla morte, che tuttavia subentra nel caso di complicanze legate al deperimento psicofisico del malato.
Con il declino progressivo delle funzioni vitali ed intellettive si ha un conseguente peggioramento della vita di relazione, dovuto principalmente alla perdita del controllo delle proprie azioni.
In seguito a numerose ricerche, sono stati riscontrati alcuni fattori importanti che influenzano la possibilità di sviluppare demenza, come l’età e il corredo genetico. Vanno presi in considerazione anche la storia medica, lo stile di vita e i fattori ambientali.
Nella maggior parte dei casi, la malattia che si presenta in pazienti di età superiori ai 65 anni, non ha una specifica ereditarietà. Tuttavia vi è una quota di casi che si ripetono tra due o più membri della stessa famiglia e che risultano trasmessi in maniera genetica: cioè i figli dei malati hanno il 50% delle possibilità di ereditare la mutazione genetica.
I principali sintomi del morbo di Alzheimer sono:
- Amnesia anterograda, cioè l’incapacità del paziente di ricordare eventi recenti
- Aprassia, cioè l’incapacità di compiere azioni comuni, come ad esempio fischiettare, cucinare o anche preparare il caffè
- Agnosia: impossibilità di riconoscere le cose conosciute
- Anomia: non riuscire a dare il nome alle cose seppur riconoscendole
- Disorientamento spaziotemporale: quando il malato non è più in grado di rispondere a domande semplici come “che giorno è?” oppure “Dove ci troviamo ora?”
- Acalculia: impossibilità di compiere semplici operazioni matematiche
- Agrafia: impossibilità o comunque difficoltà nella scrittura
- Deficit intellettivi: peggioramento delle capacità cognitive
- Cambiamenti dell’umore
La prevenzione è sicuramente un metodo efficace per non incorrere in questa malattia. Migliorare lo stile di vita attraverso l’impiego di attività intellettuali, come la lettura, i giochi da tavolo, i cruciverba, l’esecuzione con strumenti musicali ha dimostrato un numero di incidenza minore per lo sviluppo della malattia.
Anche una dieta equilibrata basata sulla dieta mediterranea, comprendente frutta e verdura, pane, grano o altri cereali, olio d’oliva, pesce e vino rosso, hanno riscontrato un ridotto rischio di contrarre il morbo. Anche la curcumina contenuta nel curry ha dato una percentuale di efficacia elevata.
