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La danza ed il parkinson

La danza ed il parkinson

La danza ed il parkinson: così lontani, così vicini. può la danza contribuire a migliorare la qualità della vita e i limiti fisici dei malati di Parkinson? Si direbbe di si.

Il rapporto fra musica e mente non è nuovo, basti pensare alla ‘ninna nanna’ che calma e fa addormentare i neonati. Nuovo è il fatto che oggi ce se ne serve per curare. Perché si è scoperto che la musica ha un percorso proprio per raggiungere il cervello, è la sola lingua che riesce a dare emozioni. Per questo è importante considerare la musica a scopo terapeutico: cioè ‘musicoterapia’. Ecco perchè la danza ed il parkinson sono così compatibili.

Musica, danza e ritmo

Va però precisato che la musica, prima di tutto, va intesa come ritmo. Prima il ritmo, poi la melodia, infine la parola, che non ha lo stesso effetto, perché è una forma musicale diversa e più complessa. Lo strumento musicale migliore è dunque quello che meglio segna il ritmo: il tamburo, o anche il metronomo. Infatti, quelli che hanno difficoltà di deambulazione, con l’uno–due del metronomo riescono a camminare.

Anche il parkinsoniano trova benefici dal ritmo. Questi pazienti che hanno rigidità che a volte li immobilizza, al suono di un ritmo ballano. Per i pazienti che si irrigidiscono mentre sono per la strada e non possono più camminare, il suggerimento è di mettersi a contare. E contando, cominciare a muoversi.

“Del resto la musica ha il potere di raggiungere tutti: il paziente in coma sorride e piange quando gli viene fatta ascoltare la musica che in qualche modo lo riguarda. La musica di Mozart tranquillizza il feto perché ha un ritmo simile a quella del cuore della mamma. E quando il bambino nasce, impara a riconoscere il suono della voce della mamma da quello della voce di tutte le altre donne. Questo perché la musica è dentro di noi”. Parola di Klaus Von Wildt, docente di Neurochirurgia e Neuroriabilitazione all’Università di Munster.

La musica, poi, declinata attraverso la pratica della danza, migliora il coordinamento fisico e neurologico, potenziando il senso del ritmo, l’equilibrio e il controllo del movimento, migliorando le relazioni interpersonali, promuovendo un senso di appartenenza e di unione all’interno del gruppo.

Ai malati di Parkinson si aprono possibilità sorprendenti che portano a traguardi impensabili, traguardi da raggiungere con una “compagna” fino a poco tempo fa sconosciuta in questo ambito, appunto la danza, intesa però non come un’attività volta all’esecuzione ed al miglioramento delle abilità tecniche dell’artista, ma come liberazione della mente, autenticità del movimento e, soprattutto, gioia condivisa.

Molteplici sono gli obiettivi di un simile percorso che vede uniti la danza ed il parkinson. Attraverso la pratica della danza, infatti, il malato di parkinson può:

  • Migliorare la propria mobilità articolare;
  • Normalizzare la lunghezza del passo;
  • Lavorare sulla postura;
  • Lavorare sulla fluidità del movimento;
  • Sincronizzare il movimento con il ritmo musicale;
  • Migliorare la propria qualità di vita anche dal punto di vista relazionale.

E’ infatti stato appurato che l’esercizio fisico e costante della danza, un linguaggio creativo che si differenzia nettamente dalla semplice ginnastica, contribuisce a migliorare il coordinamento fisico e neurologico, potenziare il senso del ritmo e dell’equilibrio ed il controllo del movimento in persone colpite da PD. Inoltre, essendo un lavoro che si svolge in gruppo, è in grado di migliorare le relazioni interpersonali e promuovere un senso di appartenenza e di unione all’interno del gruppo stesso, in cui ognuno possa sentirsi attivo, partecipe e parte integrante dell’attività svolta.

Si tratta, dunque, di un’esperienza volta a stimolare l’attività mentale e fisica, l’interazione tra le due, e la scoperta ed il piacere di condividerla con l’altro senza timore di sbagliare o paura di essere giudicato, dunque, un’esperienza che, grazie all’interazione tra danza, musica e malattia è densa di significati, di emozioni e soprattutto di grandi aspettative.

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