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Parkinson: tutto sulla malattia

La malattia o morbo di Parkinson è una sindrome ipocinetica rigida o paralisi agitante. La causa che porta alla morte in pazienti affetti da morbo di Parkinson è sconosciuta. La malattia è stata identificata nel 1817 da James Parkinson, che pubblicò un saggio in cui segnalava 6 casi di paralisi agitante. Il medico descrisse nell’opera i sintomi caratteristici della malattia: tremore a riposo, postura e andatura anomala, paralisi, diminuzione della forza muscolare e la progressione nel tempo della malattia. Dopo di lui anche altri neurologi studiarono il male arrivando a comprendere meglio i sintomi. Tra questi è sicuramente da menzionare Jean-Martin Charcot, i cui studi tra il 1868 e il 1881 furono un punto di riferimento per la malattia, poiché gli va attribuito il merito di aver compreso la differenza tra rigidità, debolezza e bradicinesia. Fino al 1920 per curare il Parkinson veniva utilizzata la somministrazione di anticolinergici e la chirurgia, successivamente venne introdotto l’utilizzo della levodopa. La malattia di Parkinson è la seconda malattia neuro-degenerativa più comune dopo la malattia di Alzheimer. Ha una prevalenza della 0,3% nei paesi industrializzati. È una malattia che colpisce maggiormente in età geriatrica, arrivando a toccare il 4% della popolazione sopra i 60 anni. L’età media di insorgenza di aggira intorno ai 60 anni. Il 28 novembre in Italia si festeggia la giornata della malattia di Parkinson, volta a creare una sensibilizzazione verso questa patologia che colpisce circa 5 milioni di persone in tutto il mondo. I volontari durante questa giornata ribadiscono il ruolo cruciale della ricerca scientifica nella lotta, con il preciso obiettivo di arrivare ad effettuare il maggior numero di diagnosi precliniche. La diagnosi preclinica a differenza di quella precoce viene effettuata alla persona “apparentemente” sana che non manifesta ancora i sintomi tipici della patologia. Questa diagnosi permette di anticipare la comparsa della malattia di Parkinson così anche da modificare il decorso con una tempestiva terapia di base. Dallo uno studio dell’Università di Verona, dal titolo «Pisa syndrome in Parkinson’s disease: an observational multicenter italian study» che ha coinvolto 1631 pazienti malati, è emerso che fattori muscolo-scheletrici come l’osteoporosi e la presenza di artrosi aumentano il rischio del Parkinson del 60%, mentre i problemi di deambulazione aumentano l’insorgenza di circa 3 volte. Nel corso degli anni, sono stati individuati alcuni sintomi preclinici che possono aiutare il soggetto nell’identificazione della malattia, così da ritardarne la degenerazione: Perdita dell’olfatto La perdita dell’olfatto è il primo dei sintomi preclinici che deve mettere in allarme il soggetto. È anche il primo ad essere sopravvalutato. Insieme alla perdita dell’olfatto, un altro dei sintomi è la perdita del gusto; la perdita dei due sensi è dovuta alla morte delle cellule del cervello che producono dopamina. Alcuni ricercatori ritengono che questo sintomo così importante, tanto da sviluppare un testo per lo screening olfattivo. Disturbi nel sonno Il disturbo del sonno è un altro sintomo che dovrebbe innescare nel soggetto preclinico un campanello d’allarme verso il morbo di Parkinson. I malati manifestano durante la fase REM dei disturbi di comportamento in cui possono gridare, tirare calci e digrignare i denti. Gli studi hanno dimostrato che chiunque era affetto da questi sintomi, nell’arco di 10 anni avrebbe sviluppato il morbo. Al sonno sono legati anche altri due sintomi: la sindrome delle gambe senza riposo e l’apnea notturna. Circa il 40% dei malati di Parkinson manifesta queste complicanze. Problemi intestinali e problemi alla vescica Uno dei problemi legati al Parkinson è la stitichezza e quindi anche ai gas intestinali. Questo complicanza arriva a manifestarsi a causa dell’influenza del morbo nelle funzioni del sistema nervoso autonomo. Un modo per riconoscere la stipsi dalla stitichezza da Parkinson è che quest’ultima è spesso accompagnata da una sensazione di pienezza. Mancanza di espressione facciale La mancanza di dopamina può causare una innaturale rigidità dei muscoli facciali. Il termine maschera di Parkinson è usato nella forma estrema della malattia. Dolore al collo persistente Questo è il terzo segnale più frequente che dovrebbe mettere in allarme il soggetto dal morbo di Parkinson. Generalmente è riscontrato nelle donne. Il dolore tuttavia è riconoscibile perché diverso dal normale torcicollo, per la persistente presenza per molti giorni. In alcune persone si manifesta come un intorpedimento o formicolio. Scrittura lenta e stretta Altro sintomo preclinico è la perdita e/o il rallentamento dei movimento spontanei e continui. Il malato inizierà ad avere problemi anche nel lavarsi e nel vestirsi. Cambiamenti del tono della voce e della parola La voce cambia in un malato di Parkinson, diventano più flebile e monotona. Anche pronunciare male le parole può essere un segnale d’allarme, poiché con l’andare avanti della malattia in alcuni pazienti si manifesta la difficoltà ad aprire la bocca. Braccia che non oscillano liberamente Con l’inizio della malattia, inizia anche a manifestarsi anche la rigidità dei muscoli, cominciando proprio dalle braccia che avranno un ridotto movimento. Eccessiva sudorazione Avviene con il modificarsi del sistema nervoso autonomo, poiché provoca un cambiamento della pelle e delle ghiandole sudoripere. Cambiamenti dell’umore e della personalità Già dall’insorgere della malattia si manifesta un’ansia non giustificata, un ritiro sociale e depressione immotivata. Alcune persone manifestano anche cambiamenti nelle abilità di pensiero e in particolare di concentrazione.

La malattia o morbo di Parkinson è una sindrome ipocinetica rigida o paralisi agitante.

La causa che porta alla morte in pazienti affetti da morbo di Parkinson è sconosciuta.La malattia è stata identificata nel 1817 da James Parkinson, che pubblicò un saggio in cui segnalava 6 casi di paralisi agitante.

Il medico descrisse nell’opera i sintomi caratteristici della malattia: tremore a riposo, postura e andatura anomala, paralisi, diminuzione della forza muscolare e la progressione nel tempo della malattia. Dopo di lui anche altri neurologi studiarono il male arrivando a comprendere meglio i sintomi.

Tra questi è sicuramente da menzionare Jean-Martin Charcot, i cui studi tra il 1868 e il 1881 furono un punto di riferimento per la malattia, poiché gli va attribuito il merito di aver compreso la differenza tra rigidità, debolezza e bradicinesia.

Fino al 1920 per curare il Parkinson veniva utilizzata la somministrazione di anticolinergici e la chirurgia, successivamente venne introdotto l’utilizzo della levodopa.

La malattia di Parkinson è la seconda malattia neuro-degenerativa più comune dopo la malattia di Alzheimer. Ha una prevalenza della 0,3% nei paesi industrializzati. È una malattia che colpisce maggiormente in età geriatrica, arrivando a toccare il 4% della popolazione sopra i 60 anni. L’età media di insorgenza di aggira intorno ai 60 anni.

Il 28 novembre in Italia si festeggia la giornata della malattia di Parkinson, volta a creare una sensibilizzazione verso questa patologia che colpisce circa 5 milioni di persone in tutto il mondo. I volontari durante questa giornata ribadiscono il ruolo cruciale della ricerca scientifica nella lotta, con il preciso obiettivo di arrivare ad effettuare il maggior numero di diagnosi precliniche.

La diagnosi preclinica a differenza di quella precoce viene effettuata alla persona “apparentemente” sana che non manifesta ancora i sintomi tipici della patologia. Questa diagnosi permette di anticipare la comparsa della malattia di Parkinson così anche da modificare il decorso con una tempestiva terapia di base.

Dallo uno studio dell’Università di Verona, dal titolo «Pisa syndrome in Parkinson’s disease: an observational multicenter italian study» che ha coinvolto 1631 pazienti malati, è emerso che fattori muscolo-scheletrici come l’osteoporosi e la presenza di artrosi aumentano il rischio del Parkinson del 60%, mentre i problemi di deambulazione aumentano l’insorgenza di circa 3 volte.

Nel corso degli anni, sono stati individuati alcuni sintomi preclinici che possono aiutare il soggetto nell’identificazione della malattia, così da ritardarne la degenerazione:

  1. Perdita dell’olfatto
    La perdita dell’olfatto è il primo dei sintomi preclinici che deve mettere in allarme il soggetto. È anche il primo ad essere sopravvalutato. Insieme alla perdita dell’olfatto, un altro dei sintomi è la perdita del gusto; la perdita dei due sensi è dovuta alla morte delle cellule del cervello che producono dopamina. Alcuni ricercatori ritengono che questo sintomo così importante, tanto da sviluppare un testo per lo screening olfattivo.
  2. Disturbi nel sonno
    Il disturbo del sonno è un altro sintomo che dovrebbe innescare nel soggetto preclinico un campanello d’allarme verso il morbo di Parkinson.
    I malati manifestano durante la fase REM dei disturbi di comportamento in cui possono gridare, tirare calci e digrignare i denti. Gli studi hanno dimostrato che chiunque era affetto da questi sintomi, nell’arco di 10 anni avrebbe sviluppato il morbo. Al sonno sono legati anche altri due sintomi: la sindrome delle gambe senza riposo e l’apnea notturna. Circa il 40% dei malati di Parkinson manifesta queste complicanze.
  3. Problemi intestinali e problemi alla vescica
    Uno dei problemi legati al Parkinson è la stitichezza e quindi anche ai gas intestinali. Questo complicanza arriva a manifestarsi a causa dell’influenza del morbo nelle funzioni del sistema nervoso autonomo. Un modo per riconoscere la stipsi dalla stitichezza da Parkinson è che quest’ultima è spesso accompagnata da una sensazione di pienezza.
  4. Mancanza di espressione facciale
    La mancanza di dopamina può causare una innaturale rigidità dei muscoli facciali. Il termine maschera di Parkinson è usato nella forma estrema della malattia.
  5. Dolore al collo persistente
    Questo è il terzo segnale più frequente che dovrebbe mettere in allarme il soggetto dal morbo di Parkinson. Generalmente è riscontrato nelle donne. Il dolore tuttavia è riconoscibile perché diverso dal normale torcicollo, per la persistente presenza per molti giorni. In alcune persone si manifesta come un intorpedimento o formicolio.
  6. Scrittura lenta e stretta
    Altro sintomo preclinico è la perdita e/o il rallentamento dei movimento spontanei e continui. Il malato inizierà ad avere problemi anche nel lavarsi e nel vestirsi.
  7. Cambiamenti del tono della voce e della parola
    La voce cambia in un malato di Parkinson, diventano più flebile e monotona. Anche pronunciare male le parole può essere un segnale d’allarme, poiché con l’andare avanti della malattia in alcuni pazienti si manifesta la difficoltà ad aprire la bocca.
  8. Braccia che non oscillano liberamente
    Con l’inizio della malattia, inizia anche a manifestarsi anche la rigidità dei muscoli, cominciando proprio dalle braccia che avranno un ridotto movimento.
  9. Eccessiva sudorazione
    Avviene con il modificarsi del sistema nervoso autonomo, poiché provoca un cambiamento della pelle e delle ghiandole sudoripere.
  10. Cambiamenti dell’umore e della personalità
    Già dall’insorgere della malattia si manifesta un’ansia non giustificata, un ritiro sociale e depressione immotivata. Alcune persone manifestano anche cambiamenti nelle abilità di pensiero e in particolare di concentrazione.
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