L’ autosvezzamento non è altro che una pratica in cui si introduce l’alimentazione complementare del neonato a richiesta.
L’ospedale IRCCS Burlo Garofalo di Trieste è tra i più autorevoli sostenitori della pratica di autosvezzamento che consiste nel lasciare piena libertà decisionale al bambino in merito al cibo da mangiare.
Il momento migliore per iniziare il bambino allo svezzamento autonomo è quando esso ha le capacità di: – star seduto sul seggiolone con la testa dritta senza ciondolare;
– sa afferrare un pezzo di cibo con le mani, come un tocchetto di banana o pera matura.
– sa deglutire l’alimento.
E’ consigliato durante la pratica di questo procedimento che il bambino mangi a tavola coni genitori oltre a mangiare gli stessi alimenti, purché essi siano salutari ed equilibrati. La condivisione del pasto porta il piccolo ad un momento conviviale sereno e felice oltre a generare una fiducia nella figura genitoriali come riferimenti anche per l’alimentazione.
Utilizzando questa pratica quindi non esistono delle limitazioni in fatto di alimenti allergizzanti come uova o pomodoro. Anzi il bambino, condividendo in toto i pasti consumati dai propri genitori genererà gusto e appetito. Quindi sono consentite fragole e legumi, che un tempo venivano introdotti molto tardi, ottime fonti proteiche alternative alla carne.
Durante la pratica dell’ autosvezzamento non è richiesta la sospensione del latte, che esso sia materno o di aggiunta, ma anzi, visto che questa pratica è chiamata “alimentazione complementare a richiesta”, il latte dovrà essere uno degli alimenti principali della dieta del bambino. I bambini, inoltre hanno la capacità di autoregolarsi per non mangiare troppo.
Il cibo somministrato al neonato può essere sminuzzato per facilitare loro la masticazione o anche servito in forma di striscette e bastoncini che loro succhiano e mordicchiano. Aumentando le capacità manuali e masticatorie, la quantità di cibo assunta sarà sempre maggiore, andando così calando anche la richiesta di latte.