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Le armi giocattolo

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I vostri bambini amano le armi giocattolo? Vi siete trovate nella difficile situazione di dover soddisfare il loro desiderio pur essendo delle convinte pacifiste contrarie all’uso delle armi in qualsiasi circostanza? Cerchiamo di fare chiarezza.

E’ molto frequente la tendenza, soprattutto nei maschietti, ad utilizzare tematiche di gioco comunemente considerate, da noi adulti, violente e aggressive. Non c’è bambino al mondo che non abbia usato le armi giocattolo e che non abbia finto, almeno una volta, di sparare ad un ipotetico nemico utilizzando il pollice e l’indice a mò di pistola, e questo ci dimostra che si tratta di un fenomeno trasversale, che travalica le culture e le differenze sociali. Pertanto, prima di bollarlo come “sbagliato”, è quanto mai opportuno approfondire il tema ed analizzarne i lati positivi (se ci sono) e quelli negativi in materia di armi giocattolo.

I bambini e le armi giocattolo

Solitamente noi adulti tendiamo a temere l’utilizzo di armi giocattolo da parte dei nostri bambini, vietandone l’uso ed evitando di acquistare le armi giocattolo. Sotto al divieto risiede il timore che, attraverso questi giochi, essi possano diventare persone violente e guerrafondaie. Ma è vero?

Il bisogno di giocare con le armi, di ogni tipo, compare intorno ai tre anni. Questo interesse emerge in una fase di sviluppo del bambino, che comincia a desiderare di sentirsi grande e forte, e di esprimere l’aggressività in qualche modo quindi rielaborarla attraverso il gioco di finzione. I bambini non vogliono far male a nessuno, ma solo assumere un ruolo diverso, più rassicurante. Il gioco assume una funzione liberatoria delle emozioni di tutti i tipi; attraverso la finzione il bambino è protagonista in prima persona di ruoli e situazioni che provocano curiosità. Si tratta sempre di contesti protetti, in cui il bambino è consapevole.

Le armi giocattolo, quindi, non creano aggressività, ma sono solo un mezzo per esprimerla. È come se fossero strumenti, estranei alla realtà tangibile, con cui rielaborare ciò che si vive. Dovremmo essere più preoccupati di quanta violenza e aggressività i bambini vivono e vedono attorno a loro, perché questo sì può realmente incidere nel loro comportamento futuro. I piccoli modellano il loro comportamento sulla base delle esperienze osservate e vissute.

Pensare che un bambino possa diventare un violento da grande solo perché gioca con le armi da bambino equivale a pensare che possa diventare un ingegnere o un muratore perché fa le costruzioni coi mattoncini, oppure un meccanico o un pilota d’aereo perché ama giocare con le macchinine o gli aereoplani…al contrario, permettere ai bambini di esprimere le loro naturali istanze aggressive attraverso il gioco simbolico garantisce che esse non vengano trattenute e soffocate, col rischio, in questo caso sì, che esplodano poi violentemente in fasi successive del ciclo di vita (come per esempio in adolescenza o in età adulta).

Giocare alla guerra e con le armi consente di scaricare le frustrazioni accumulate, e quindi tende a ridurne il livello. Di conseguenza il bambino riuscirà a controllare i sentimenti aggressivi e ostili, più facilmente che non se gliene fosse impedita la scarica a livello simbolico

l gioco rappresenta un canale privilegiato; attraverso di esso i bambini sparano, colpiscono, uccidono, distruggono con armi di diverso tipo e potenza, inscenando battaglie e scontri di ogni genere, solitamente simulando la lotta tra “il bene” e “il male”.

In questo modo essi possono trovare un’uscita simbolica alle loro tensioni emotive, di fatto senza fare male a nessuno, in quanto tutto avviene sul piano della finzione! Inoltre, inscenando l’eterna lotta tra il bene e il male, essi cercano di capire questi concetti e ciò contribuisce al loro sviluppo morale.

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