Le nuove frontiere dei centri anziani, ovvero il nuovo modo di declinare la terza età nel nuovo millennio sono infinitamente più ampie rispetto a qualche anno fa. Lo scenario per la terza età va modificandosi ed adattandosi alla società moderna.
La crisi, la ristrutturazione-riduzione della spesa pubblica, l’autogestione, la partecipazione, gli sviluppi demografici, il riassetto dei sistemi di protezione sociale e di welfare, il riassetto istituzionale con il superamento delle Province e la costituzione della Città Metropolitane, la revisione delle funzioni delle Regioni in ambito sanitario, la riforma del Terzo Settore (delle associazioni di promozione sociale, del volontariato, della cooperazione sociale, delle Fondazioni, ecc.), i mutamenti generazionali (l’arrivo di anziani più istruiti, la crescente domanda di partecipazione autogestita e responsabile), la valorizzazione gratuita della “risorsa umana” (culturale, professionale, morale) nella comunità: sono questi solo alcuni dei titoli di quanto sia cambiato e stia cambiando il mondo nel quale viviamo e nel quale si collocano anche le nuove frontiere dei Centri Anziani.
Tutto questo, in buona sostanza, ha prodotto l’avanzamento di una idea nuova di Centro Anziani: “bene comune”, (non “del Comune”), luogo, si, di incontro e socializzazione e di impiego del tempo libero, ma anche luogo di partecipazione e di solidarietà, autogestito con il riconoscimento e il sostegno degli enti locali. Un luogo aperto ai “nuovi anziani”, quelli che portano con se un patrimonio di “saperi” e di saper fare maturati nell’arco di vita lavorativa e familiare, quelli con un livello medio di istruzione più alto che nel passato, quelli che oggi sanno di avere davanti un futuro più lungo ed in buona salute rispetto a quello dei loro padri e nonni, quelli che non vogliono essere reclusi in un centro anziani, ma vogliono continuare a vivere inclusi nella comunità attraverso il loro impegno nel centro anziani.
Per stare al passo della nuova situazione e delle sue possibili prospettive future occorre ripensare uno strumento associativo che non sia semplicemente una “espressione geografica” di questo o quel territorio o una “macchina” dedicata prevalentemente a contare tessere: è urgente ri-costruire uno strumento associativo che, sia nel suo livello nazionale che in quello territoriale, sia di forte rappresentanza verso le istituzioni e negli stessi luoghi del cosiddetto Terzo Settore associativo, sia attore per la gestione di programmi formativi diffusi su tutto il territorio, sia di coordinamento territoriale delle attività culturali, civili, di solidarietà, di vacanza e turismo sociale, di promozione della salute, assumendone in prima persona la responsabilità, la guida, la programmazione e la gestione stessa, senza deleghe, se non per quanto valutato di stretta competenza di altri soggetti associativi con i quali si costruiscono patti e alleanze.
Le novità dei centri anziani
Ed allora via ad una nuova realtà, a quelli che possono essere definite le nuove frontiere dei centri anziani 2.0. Tante le possibili declinazioni, tutte con al centro la stessa idea: aprire i centri anziani alla società ed in particolare ai più giovani, creare qui un ponte generazionale tra i nonni e i ragazzi, realizzare corsi di informatica tenuti da studenti e potenziare le attività esterne. Con l’ipotesi di aprirvi degli asili nido per beneficiare del rapporto nonno-bambino. si fa già in alcune parti di Europa e il rapporto nonno-bambino si è rivelato estremamente positivo. l’apertura dei nidi nei centri anziani. Tra i progetti c’è quello di fornire anche alle persone non iscritte la garanzia di una copertura assicurativa per incentivare la partecipazione alle attività, avendo come l’obiettivo la realizzazione di poli funzionali aperti alla città.
Altra ipotesi quella di favorire percorsi di alfabetizzazione informatica per gli anziani. Le nuove frontiere dei centri anziani hanno, nello specifico, l’obiettivo di favorire un superamento del divario digitale che rappresenta una vera e propria frattura sociale per sostenere quella fascia di persone che per età e per condizione sociale resterebbero inevitabilmente escluse dalle logiche generali degli scambi intergenerazionali non conoscendo, spesso, i linguaggi comunicativi dei propri nipoti.
Ed ancora, anziani e teatro: questo binomio può essere importante nell’assistenza alle persone durante il processo d’invecchiamento. L’essere coinvolti all’interno del teatro produce connessioni affettive ed emotive che possono dare slancio a protagonismo, identità e benessere. Il teatro prevede il coinvolgimento attivo delle persone. Per questo motivo è stato a lungo utilizzato per affrontare la marginalizzazione, anche se è ancora poco utilizzato come strumento nel contesto dell’invecchiamento o per trasmettere dei messaggi positivi riguardo il potenziale creativo delle persone anziane. Inoltre, i ricercatori hanno preso in esame il ruolo del teatro nel come strumento che permette di mantenere un impegno sociale nel corso della propria vita, e per affrontare le fasi di transizione. I risultati ribadiscono la necessità di sfidare gli stereotipi secondo i quali la capacità, la creatività, la partecipazione sono destinate inevitabilmente ad avere un declino.
In sostanza, molteplici sono le nuove frontiere nei centri anziani in corso di sperimentazione e moltissime altre potrebbero essere perseguite nel futuro, allo scopo di agevolare l’inserimento sociale ed evitare l’estraniamento nella terza età, con l’umanità che diventa ogni giorno più vecchia.